In particolare, durante e dopo i periodi di forte stress, la caduta dei nostri amati capelli sembra accentuata. Ma quali sono le cause biologiche che portano a questo fenomeno? La perdita eccessiva di capelli può diventare irreversibile?
Innanzitutto, è utile ricordare che il nostro organismo è stato “programmato” più di 200.000 anni fa, quando una situazione di forte stress generalmente coincideva con l’attacco di un animale feroce o il non riuscire a procacciarsi il cibo per il proprio sostentamento. Lo stress si traduceva (e si traduce tuttora) nel nostro corpo in una risposta “attacco o fuga” per affrontare il pericolo imminente. Aumentano, infatti, adrenalina e cortisolo, che potenziano il tono muscolare, la frequenza cardiaca e anche la respirazione accelera per accrescere l’ossigeno disponibile, facendo diventare il nostro corpo un’arma potente pronta ad attaccare o, in caso, a fuggire.
Oggigiorno la fonte del nostro stress non riguarda più, fortunatamente, animali feroci ma ricade generalmente nella sfera affettiva o lavorativa comportando un rilascio ripetuto di adrenalina e cortisolo.
Ma cosa succede se lo stress si protrae per giorni, come accade spesso all’uomo moderno?
La produzione di cortisolo stimola il fegato a rilasciare glucosio nel sangue (per avere più zuccheri disponibili), ma se il rilascio avviene in maniera prolungata, si altera anche la produzione di insulina e di conseguenza l’equilibrio ormonale. Si riducono anche le risorse proteiche dei muscoli e si indeboliscono i tessuti linfoidi (coinvolti nella risposta immunitaria).
E a livello dei capelli? Lo sviluppo e la crescita dei capelli, nonché la produzione di melanina (pigmento che dà colore a capelli e pelle), sono finemente regolati da metaboliti e ormoni; in particolare, l’AMP ciclico è un importante messaggero coinvolto nel meccanismo di trasduzione del segnale. Esso, legandosi ad un recettore, permette alle cellule della matrice germinativa di produrre cheratina e melanociti. Le cellule della matrice hanno anche dei recettori per l’adrenalina e noradrenalina. In seguito ad un evento stressante, l’adrenalina aumenta e legandosi al suo recettore presente sulla cellula, inibisce il legame e l’attività dell’AMP ciclico. Poiché anche l’attività dei melanociti è ostacolata dall’eccessiva adrenalina, è chiaro perciò come la frase “avere i capelli bianchi per lo spavento” abbia un fondamento biologico.
Anche il cortisolo sembra influire negativamente sull’attività dell’AMP ciclico, impedendo una corretta trasmissione del segnale.
Infine, l’aumento del glucosio nel sangue e lo stress metabolico, portano alla formazione dei temuti radicali liberi, il cui eccesso è dannoso per tutte le cellule (comprese quelle del follicolo pilifero).
In sintesi, il forte stress fa rifugiare i capelli in fase telogen (fase di riposo) che cadono copiosamente.
La questione che affligge maggiormente chi è colpito da questo fenomeno è sulla reversibilità della situazione, cioè le tempistiche di rigenerazione della chioma. Generalmente se la situazione che genera lo stress è acuta ma di breve durata, si determina un telogen effluvium acuto, ossia un’abbondante perdita di capelli in fase telogen. Quando la fase di stress termina, la crescita dei capelli ritorna regolare (bisogna attendere 3 mesi affinché la fase telogen si completi e ricominci un nuovo ciclo del capello). Se invece lo stress è prolungato, si genera un telogen effluvium cronico, ossia una perdita di capelli meno accentuata ma più difficile da recuperare. In questo caso si assiste raramente ad una remissione spontanea e spesso si associa alla comparsa della miniaturizzazione capillare e al diradamento.
Come intervenire per far fronte a questa situazione? Oltre ai classici prodotti consigliabili per rinforzare capelli e cuoio capelluto, oggi abbiamo a disposizione delle nuove tecnologie che stimolano la rigenerazione cellulare, normalizzano i metaboliti dannosi e incrementano la microcircolazione locale andando a fortificare i bulbi. Scopri di più…